Romanzo di formazione per molti, moltissimi lettori, tappa obbligata nel percorso di tanti adolescenti, Il giovane Holden è un grande classico della letteratura, un longseller senza tempo, ancora oggi considerato uno dei libri più significativi del Novecento.
Sono passati più di sessant'anni da quando è stato scritto, ma continuiamo a vederlo, Holden Caufield, con quell'aria scocciata, insofferente alle ipocrisie e al conformismo, lui e tutto quello che gli è cascato addosso dal giorno in cui lasciò l'Istituto Pencey con una bocciatura in tasca e nessuna voglia di farlo sapere ai suoi. La trama è tutta qui, narrata da quella voce spiccia e senza fronzoli.
Enrico Deaglio ci ha confessato di averlo letto per la prima volta a tredici anni. Quando lo abbiamo incontrato per parlare del suo ultimo romanzo, C’era una volta in Italia. Gli anni sessanta, edito da Feltrinelli, gli abbiamo anche chiesto di indicarci un titolo che ha fatto per lui la differenza: senza esitare, il famoso giornalista ci ha parlato del capolavoro di J. D. Salinger, l’unico in effetti, dopo il quale lo stesso scrittore americano si è ritirato dalle scene (per approfondirne la figura vi consigliamo di leggere il nostro approfondimento).
La trama de Il giovane Holden è nota: questo ragazzo di appena sedici anni si trova a dover tornare a casa dai suoi genitori, con la terribile notizia dell’ennesima bocciatura scolastica. Dall’Istituto Pencey, in un’anonima cittadina della Pennsylvania, Holden Caufield scappa e inizia a vagare per la città di New York tra bettole, prostitute, bar di infima qualità e incontri di ogni tipo che lo porteranno a scoprire sé stesso e il mondo.
Nel giro di pochi giorni, dal sabato al lunedì successivo, il nostro giovane eroe si troverà a fare i conti con la vita, offrendoci di volta in volta il suo originale punto di vista, il suo stile anticonformista e un po’ ribelle che non gli permette di scendere a compromessi col mondo degli adulti.
Non faccio che dire “piacere d’averla conosciuta” a gente che non ho affatto piacere d’aver conosciuto. Ma se volete sopravvivere, bisogna che diciate certe cose
A quel mondo Holden Caufield si rifiuta di appartenere, restando di fatti indietro, senza amici e senza diploma.
Ogni lettore adolescente che incontri il protagonista di Salinger in quella delicata fase di trasformazione, si ritroverà nei suoi desideri e nei suoi impulsi, e sicuramente qui risiede una delle chiavi del successo del romanzo.
Il tono spiccio e diretto dei suoi pensieri - che conosciamo in prima persona - si sofferma curiosamente su aspetti e particolari che per chiunque o per molti appaiono insignificanti: qui emerge il tocco ancora infantile di Holden Caufield, lo stesso che ti fa innamorare di lui per la delicata sensibilità con cui guarda le cose, come quando si chiede che fine faranno le paperelle del laghetto di Central Park quando arriva l’inverno e l’acqua gela:
Io abito a New York, e stavo pensando al laghetto di Central Park, quello vicino a Central Park South. Chissà se arrivando a casa l'avrei trovato ghiacciato, e se sì, chissà dov'erano andate le anatre. Chissà dove andavano le anatre quando il lago gelava e si copriva di ghiaccio. Chissà se arrivava qualcuno in furgone che le caricava tutte quante per portarle in uno zoo o chissà dove. O se volavano via e basta
La stessa vicenda editoriale del romanzo ha contribuito ad accrescerne la fama: J. D. Salinger chiese espressamente una copertina bianca, con solo il titolo scritto sopra, The Catcher in the Rye, perché il lettore si appassionasse ad esso per il contenuto e non per l’apparenza. In Italia la traduzione letterale del titolo stonava troppo, per questo si è optato per quella che tutt’ora conosciamo.
Oggi, in edizione Einaudi tascabile, possiamo ancora aprire la copertina bianca immacolata del libro, sfogliarne le pagine nere e ridere e piangere insieme al giovane protagonista delle sue insicurezze e delle sue paure, che poi sono quelle di tutti noi alla sua età.
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