Mercoledì 4 gennaio 2023
Nella nostra storia patria, è ricordata come una “storia strana”, prima ancora che un mistero.
Successe il 14 luglio del 1948, quando il segretario del Partito Comunista Italiano, Palmiro Togliatti, subì un attentato quasi mortale all’uscita dalla Camera dei Deputati, a Roma. A sparargli fu un giovane siciliano, Antonio Pallante, che era partito in treno da Randazzo, in provincia di Catania, per uccidere il leader che considerava un emissario della Russia, pronto a fare da quinta colonna nella prospettata invasione sovietica della Patria. I tempi erano incandescenti: la guerra era finita da appena tre anni, l’anno prima era avvenuta la strage di comunisti a Portella della Ginestra e tre mesi prima il Fronte Popolare (comunisti e socialisti alleati) era stato sonoramente battuto dalla Democrazia Cristiana appoggiata dall’America.
Togliatti si salvò perché i proiettili che Pallante aveva comprato al mercato nero di Bronte, insieme a una vecchia pistola a tamburo, erano scadenti e con scarsa capacità di penetrazione, ma nelle quarantotto ore in cui “il Migliore” restò tra la vita e la morte, in Italia ci furono i preparativi di una guerra civile: scioperi e manifestazioni, azioni di guerriglia, scontri tra manifestanti e polizia in diverse città con trenta morti, fino a quando lo stesso Togliatti, in un celebre appello dall’ospedale, chiese a tutti i comunisti di tornare a casa. La leggenda popolare di allora dice anche che la vittoria di Gino Bartali (notoriamente democristiano) al Tour de France sviò l’attenzione popolare - dalla rovente passione politica al più bonario nazionalismo sportivo.
Antonio Pallante fu arrestato sul posto, e non venne mai rivelato nessun mandante della sua azione. Condannato a 13 anni per tentato omicidio, venne liberato dopo cinque anni per amnistia e tornò al suo paese. Togliatti governò il Partito Comunista fino al 1964. Erano altri tempi, c’erano altre passioni, l’Italia però aveva mostrato al mondo una strada: quella dell’omicidio politico, 15 anni prima dell’omicidio Kennedy, 30 anni prima dell’omicidio Moro.
L’attentato, poi, svelò un mistero: Togliatti aveva un’amante, la giovane deputata Nilde Iotti, con cui era uscito da Montecitorio su via della Missione, la stessa che probabilmente lo salvò dal quarto proiettile. Ma i militanti comunisti storsero il naso: il Capo avrebbe dovuto essere con sua moglie, Rita Montagnana. E ci volle del bello e del buono, a far loro accettare che l’amore vince sulle consuetudini borghesi.
Tutto questo per dire che ieri la famiglia ha annunciato l’avvenuta morte (nel luglio scorso, a Randazzo) di Antonio Pallante, che aveva 99 anni.
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