Dio ci fa invecchiare per un motivo: diventare saggi e trovare i difetti in tutto quello che ha fatto
Matt Groening
Benvenuti a Springfield!
Mentre vi accingete a lasciarvi cullare dai ritmi distesi e languidi di questa amena cittadina di provincia, lasciate che vi presentiamo alcuni fra i cittadini che hanno contribuito con la loro opera a rendere Springfield una méta da favola.
Il primo che incontriamo, sotto il cartello che annuncia l’ingresso in città, è un eterno ragazzino, abituato a pensare con la propria testa e a intrattenere un rapporto burrascoso con l’autorità in qualsiasi veste essa si presenti. Ha passato i trentacinque anni, dicono. Ma a sentirlo parlare e a guardarlo non gliene si darebbero più di tredici.
Accanto a lui, sua sorella sta provando alcuni riff con il suo sax. La capigliatura è quella di una punk scatenata, ma dalla musica che suona si intuisce bene come il blues scorra potente, in lei. C’è da scommettere che la ragazza ha una sua profonda, non convenzionale saggezza.
Un’acconciatura acrobatica color azzurro oltremare annuncia l’arrivo di una donna che potrebbe essere la mamma dei due discoli che abbiamo appena incontrato. È arguta, dolce, con una ricca vita interiore che nessuna etichetta di “desperate housewife” potrebbe mettere a tacere.
L’uomo che le sta accanto s’ingozza di donuts da far schizzare la glicemia alle stelle, ma nessuna ciambella è dolce come lo sguardo che sta rivolgendo alla donna.
Laggiù, all’ombra della ciminiera della centrale nucleare, la vita scorre come tutti i giorni, insomma.
E se Tolstoj ci ha insegnato che tutte le famiglie felici si somigliano, è perché non conosceva questa famiglia felice.
Signore e signori, ecco i Simpson: campioni interstellari di felicità. E, decisamente, consapevolmente, irrimediabilmente unici.
Il libro che analizza il pensiero filosofico attraverso la serie animata più popolare del mondo.
Oggi celebriamo il creatore di questo duraturo fenomeno pop.
Matt Groening compie gli anni!
Bart, Homer, Lisa, Marge e tutti gli abitanti di Springfield soffiano sul fuoco, come d’abitudine.
Ma questa volta si tratta del fuoco di 70 candeline.
Chissà se il nostro festeggerà il traguardo in famiglia, a proposito.
Già. La famiglia, con tutte le sue amabili disfunzionalità, è da sempre al centro dell’indagine che Matt Groening conduce in punta di matita su psicologie, relazioni, emozioni e aspettative frustrate: ben prima di dar vita ai Simpson, infatti, il nostro si era fatto conoscere nei circuiti underground della sua Portland natìa attraverso una serie di comic strips distribuite nel negozio di dischi dove lavorava come commesso.
Life in hell avrebbe fatto parlare di sé ben oltre gli angusti confini dell’Oregon, però, arrivando a farsi pubblicare dal Los Angeles Reader prima e in tutto il mondo poi.
Di cosa racconta Life in hell? Bè, potremmo riassumerla così: sono le avventure di alcuni conigli dai sembianti vagamente umani e quelle di una coppia di gemelli-amanti. Il protagonista è Binky, assieme alla sua ragazza Sheba, e a suo figlio Bongo. Il quale, figlio illegittimo, preferisce fare orecchio da mercante.
Con il solo orecchio di cui dispone.
I tre si alternano su un palcoscenico di carta e inchiostro ad Akbar e Jeff, coppia di amanti che paiono gemelli omozigoti, da quanto si somigliano. Amanti allo specchio e conigli in umido, insomma.
Mosso dall'entusiasmo del vero fan, Simon Singh ripercorre le avventure della famiglia più famosa della tv per svelarci tutti i trucchi degli sceneggiatori.
Ma quando i conigli chiamano, la volpe risponde.
E fu così che il canale Fox – per il tramite di un produttore particolarmente sgamato e lungimirante – cercò il giovane Matt per proporgli un adattamento cartoonistico di Life in hell.
Come nelle migliori ricette, però, la serendipità ci si mise di mezzo. Mentre Groening era in attesa di essere ricevuto dal produttore, ebbe paura di dover cedere i diritti d’autore delle strisce. Fu allora che decise: avrebbe fatto qualcosa di completamente nuovo.
I personaggi che disegnò portavano i nomi dei suoi parenti.
C’erano mamma Marge e papà Homer. C’erano le sorelle minori di Matt, Lisa e Maggie. E poi Patty, sorella maggiore. Ma mancava ancora quel ragazzino discolo e indisciplinato. Fuori restava solo Bart, il cui nome è l’anagramma di “Brat”, che significa per l’appunto “monello”
Groening volle i Simpson umanissimi, nella loro imperfezione.
La famiglia nelle cui nevrosi amiamo rispecchiarci da più di trentacinque anni era nata, modellata sull’argilla della famiglia nella quale il cartoonist era cresciuto. Quando si dice che l’arte si nutre della vita…
Il libro perfetto per i fan di Futurama. E per i fan della filosofia. E per tutti gli altri.
Come sia riuscito Groening a cucinare una ricetta tanto peculiare e al tempo stesso universale resta un mistero.
Al tema sono stati dedicati libri, interviste, dotte dissertazioni e conversazioni informali fra protagonisti della cultura popolare.
Insomma, come abbiano fatto i Simpson a unire in modo tanto efficace cultura alta e intrattenimento popolare è un vero e proprio giallo.
E se parliamo di “giallo”, non si può non fare un cenno al color ittero che contraddistingue da sempre la carnagione di tutti gli abitanti di Springfield.
Sono state formulate le ipotesi più disparate, nel merito: la più accreditata è che Groening stesse cercando un colore che saltasse all’occhio dello spettatore in modo inequivocabile.
Avendo notato in una trasmissione un giallo particolarmente acceso, il disegnatore si sarebbe fermato sul canale per capire se si trattava di un problema del tubo catodico o di ricezione dell’antenna… et voilà! Les jaunes sont faits!
Ma a rendere proverbiali i Simpson hanno contribuito molti fattori, tutti riconducibili al senso dell’umorismo di Groening e di coloro che assieme a lui hanno lavorato sulla serie. Il doppiatore storico di Homer, Dan Castellaneta, ha raccontato ad esempio com’è nato il “D’oh!” che in tantissimi ancora oggi esclamano gutturalmente quando sono messi di fronte a una situazione frustrante.
Sul copione questo suono risultava come un "annoyed grunt" (un verso di fastidio, insomma).
Castellaneta, da perfezionista qual è, chiese ulteriori delucidazioni a Groening. Questi lasciò la briglia lunga al doppiatore, dicendogli che avrebbe potuto interpretarlo come meglio credeva. Castellaneta si ispirò allora all’esclamazione tipica di un attore che aveva a lungo lavorato come caratterista nei film di Stanlio e Ollio.
Il suo personaggio prorompeva infatti in una esclamazione che i paletti più rigidi della censura di allora imponevano di ammorbidire.
E quel "damn!" ("dannazione!") si era stemperato in un d’oooh prolungato.
Groening apprezzò la proposta di Castellaneta e per renderla più efficace, chiese di accorciarla. D'oh!
Ci sarebbe da raccontare anche di quel che Groening ha realizzato oltre ai Simpson: Futurama, con la sua capacità di raccontare un futuro che somiglia tanto al presente dispotico e distopico in cui viviamo. E poi Disincanto, che pur se non ha ottenuto il successo strepitoso delle altre serie è sorretto da un'intelligenza narrativa di prim'ordine… ci sarebbe da raccontare di tutto ciò che questo straordinario cartoonist ha regalato all'immaginario collettivo e a una cultura capace di fondere senza sforzo alto e basso, una centrifuga pop che metabolizza tutto e tutto restituisce ammantato di un umorismo capace di illuminare le contraddizioni della nostra società, con bonarietà e senza tranciare giudizi morali. Ma oggi è un giorno di festa, e le feste vanno celebrate senza andare troppo in profondità.
Limitiamoci a rendere omaggio al superpotere di Matt Groening, che è quello di riuscire a far ridere sfrenatamente, senza per questo far sentire chi ride meno intelligente.
E buon compleanno, Matt!
Di
| Zelig, 1999Di
| Coconino Press, 2019Di
| Sonda, 2016Di
| Rizzoli, 2008Ti potrebbero interessare
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